
Il concetto di ‘musica’ abbraccia attività diverse, raggruppabili in due grandi categorie: da un lato c’è il far musica – ossia cantare, suonare –, dall’altro il conoscere un’opera d’arte musicale vicina o remota, radicata nella storia e nella cultura, cui si accede in primis attraverso un ascolto critico che la ricontestualizzi correttamente.
Ne discende che un’educazione musicale ben strutturata si deve esplicare su entrambi gli assi: conoscere e fare. Insieme, essi conducono alla comprensione musicale. Capire un brano musicale significa coglierne la struttura, la funzione, il contesto di produzione e fruizione, il processo di trasmissione, infine il senso profondo. La comprensione musicale addita concetti portanti, nuclei tematici, intersezioni fra saperi diversi: alimenta perciò una seria interdisciplinarità. Ciò, beninteso, non mortifica bensì esalta il piacere.
Quali sono le finalità di una buona Educazione musicale? Perché in Italia definiamo ‘colto’ chi conosce Dante, Shakespeare, Cartesio, Picasso, e poi ignora Mozart, Beethoven, Verdi, Stravinskij? Quali interventi conviene attuare nella scuola e nella divulgazione? Come incidere sul mondo della politica e dell’amministrazione, a livello centrale e periferico, nell’interesse di una società che finalmente intenda la musica come sapere?
Coordinamento:
Giuseppina La Face
Contributi:
Nicola Badolato, Carla Cuomo, Anna Scalfaro