Intendo ParliamoneOra come un cortile nel quale scendere (indubbiamente mi condiziona la formula d’altri tempi: scendo in cortile a giocare, a vedere gli amici, per stare con altri, esperienza lontana chi per fare tutto ciò accende un computer) o comunque andare per informarsi, per parlare con persone che qualcosa sanno, che hanno studiato per capire come si fa a informare correttamente.
Lo intendo come un luogo confidenziale, non supponente di integrazione del sapere e confronto offerto da umani che ti dicono chi sono, come si sono fatti le loro idee e quali percorsi hanno seguito. Perché la conoscenza è un cammino, anche faticoso, non breve e chi l’ha fatto può aiutare gli altri a evitare scorciatoie insidiose, a scegliere la via più sperimenta o come fare per sperimentarne, ma non avventuristicamente, di nuove.
In questo cortile vorrei portare le mei conoscenze di medievista. O meglio mi basterebbe al momento mettere in discussione e possibilmente mandare in soffitta la formula “cose da medioevo”.
Come farlo? Intanto liquidando augurabilmente per sempre l’idea che ci siano epoche di luce ed epoche di buio e non importa che mi metta ad elencare le ragioni per le quali il XX secolo si segnala per oscurità. Poi rendendo disponibili esempi concreti di avvedutezza, lungimiranze, originalità e coraggio offerti da uomini e donne del Medioevo, tanto da singoli come da gruppi o da istituzioni. Ve ne potrò indicare a dozzine, il che ovviamente non significa che si possano ignorare le donne, ma anche gli uomini, bruciati vivi o gli arti mozzati come punizione.
Diciamo che il medioevo è matriciale rispetto a modi di pensare e di essere della nostra società, che è stato un grande inventore e che a quell’epoca dobbiamo molto di quello che oggi siamo e usiamo, dalla assicurazione agli occhiali, dai bottoni alla banca. Imparare a non liquidare con un giudizio sommario intere epoche storiche non è un risultato da poco e forse dallo sforzo di superare il comodo quanto falso dualismo oscurità-luce può derivare il gusto per la vera conoscenza, anche solo porzioni, scaglie, frustoli di conoscenza di vicende medievali dalle quali, a ben vedere, ci può essere qualcosa da imparare.
Noi storici ci prendiamo il compito di trovare i documenti, leggerli, confrontarli. Noi dobbiamo e vogliamo frequentare gli archivi prima che qualcuno abbia la fulgida idea di depositare, se va bene, le carte ivi contenute in containers appropriandosi di spazi, spesso centrali e bellissimi, che i nostri antenati avevano dedicato alla conservazione della memoria. Noi dobbiamo studiare e siamo tenuti a restituire.
Chi vuole sapere scenda in cortile e certe volte sarà piacevole anche se non si tratta di un gioco. Però basta con la formula “cose da medioevo” , il medioevo è una cosa seria e farlo conoscere, anche nella sua complessità e nelle sue contraddizioni, è un nostro compito e, se permettete, un nostro doveroso omaggio alla verità. Parliamone ora.