Commenti a: Perché la comunicazione sul Covid 19 è sempre più caotica https://www.parliamoneora.it/perche-la-comunicazione-sul-covid-19-e-sempre-piu-caotica/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=perche-la-comunicazione-sul-covid-19-e-sempre-piu-caotica ParliamoneOra è una associazione di docenti, ricercatori e ricercatrici dell’Università di Bologna nata per mettere a disposizione della collettività competenze e saperi mediante interventi pubblici sui temi della contemporaneità. Fri, 14 Apr 2023 15:37:19 +0000 hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.2.5 Di: Alessandro Della Balda https://www.parliamoneora.it/perche-la-comunicazione-sul-covid-19-e-sempre-piu-caotica/#comment-18 Thu, 07 May 2020 07:43:57 +0000 https://www.parliamoneora.it/?p=2857#comment-18 Giovanna, sono molto d’accordo con il tuo ragionamento. Vorrei offrire un punto di vista che ho costrutito grazie a informazioni continue da amici che ho sparsi per l’Europa. Mentre Svezia, Islanda ed altri paesi lavoravano sulla fiducia e la responsabilità che avvicina, aggrega e consente di affrontare meglio le crisi….Qui ci hanno ingannati, ridicolizzati, carcerati e bombardati di falsità per mesi, primi complici i Media: la peggior specie che ha speculato sulle sofferenze ed ha lasciato nel dimenticatoio l’inchiesta seria e approfondita, attorno altre vie e metodi possibili per affrontare il virus come società e non solo a livello sanitario. Essere considerati irresponsabili dalle istituzioni è la peggior azione che potessero fare nella penisola. Ora assisteremo a milioni di denunce su tutto e contro tutti, class action e contro quelli che hanno approfittato della pandemia. Sono riusciti a peggiorare le condizioni di un paese già in difficoltà e con l’economia a zero, ora vedremo gli altri danni non solo economici, sociali, lavoro, psicologici e ancora non sono arrivati quelli degli studenti, dell’abbandono scolastico, della disparità di strumenti e dei danni vari dei costretti a casa, inermi. Bella impresa!
La vera domanda è: ci sono altre soluzioni al problema che non sia sacrificare le libertà individuali, collettive, economiche e non fare terrorismo da strapazzo? Quello che abbiamo visto e sentito ce lo ha fatto credere la retorica di massa. In realtà bastava stare distanziati, tenere una mascherina e non sputarsi addosso metaforicamente, perchè uscire o non uscire di casa non cambia e non cambiava nulla è come ti comporti che cambia radicalmente tutto e questo vale sopratutto per chi deve dare il buon esempio. Anzi, un’altra via, quella della responsabilità avrebbe potuto, fare la differenza a favore della salute, economia ecc. La retorica tutta della penisola che uscire equivale a contagio non sta in piedi nemmeno con la più alta arringa dei noti virologi televisivi. Purtroppo c’è altro e cioè la nostra totale ignoranza e arroganza rispetto agli altri mondi ed alle altre ipotesi di uscita da una emergenza pandemica. Come se la nostra fosse l’unica possibile. Quale scienza e coscienza abbiamo?
La cosa incredibile è che sembra che chi non si allinea – alla linea perdente su tutti i fronti – sia colui che vuole più morti. Invece, è proprio il contrario perchè i morti (come bene spiegato negli interventi sopra) ci sono stati anche con questo metodo aggressivo e perdente. Qui ci sono tanti ladri di verità. In Italia succederà una catastrofe legale, civile ed economica la quale verrà placata perchè pioveranno miliardi su miliardi a confortare imprenditori e salvare il salvabile. Permettimi, infine, una nota locale. Noi a San Marino che abbiamo copiato, come fanno i peggiori a scuola, senza capire, non essendo nè l’italia e nè potenza, non avremo alcun “paracadute finanziario” dalla UE, cosìcchè rischiamo la miseria. San Marino non lo merita affatto, perchè anche in un passato non tanto lontano ha saputo uscire dalle grandi crisi con idee messe in pratica brillantemente, come ci ha insegnato Pietro Franciosi a cavallo fra l’800 e il ‘900.

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Di: Giovanna Cosenza https://www.parliamoneora.it/perche-la-comunicazione-sul-covid-19-e-sempre-piu-caotica/#comment-15 Fri, 01 May 2020 16:33:58 +0000 https://www.parliamoneora.it/?p=2857#comment-15 Caro Collega,
la ringrazio per la riflessione, che in effetti è centrale in questo periodo, e non solo.
Negli ultimi cinquant’anni, la cultura occidentale, sempre più focalizzata sui valori del consumo, dell’immagine (conta come appari e non come sei) e di una produttività astratta e non collegata al benessere psicofisico delle persone, ha trasformato il pensiero della morte e le emozioni che vi sono connesse in un vero e proprio tabù. La famiglia nucleare, lontana dai nonni e dai parenti più anziani, ha progressivamente sottratto i bambini e i ragazzi all’esperienza diretta e graduale dell’invecchiamento e della morte. Gli adulti stessi se ne sottraggono il più possibile, cancellandone in segni dal volto e dal corpo a colpi di trucco, chirurgia estetica e palestra (se vissuta per obiettivi estetici, non di salute). Difficile che i bambini siano portati ai funerali, ad esempio.
La morte è insomma cancellata, non se ne parla o lo si fa frettolosamente (“non facciamo discosri tristi”). È vero che all’inizio di questo periodo le immagini della malattia e della morte per infezione da Covid 19 sembravano andare in una direzione diversa. E altrettanto vero, però, che nel giro di qualche settimana le morti sono tornate lontane e astratte, trasformate in “numero di decessi”. La cancellazione, il tabù sembrano aver vinto, insomma.
Anch’io spero che questo periodo di rivolgimento collettivo (e di milioni di rivolgimenti individuali) possa portarci verso sensibilità più umane e umanistiche. Non ci aiuta, certo, la retorica dei numeri (tanti decessi, tante guarigioni, tanti accessi a terapie intensive), che al momento serve solo a incutere quel tanto di paura che possa indurci a stare a casa. Vedremo cosa succederà con la riapertura graduale.

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Di: Guido Biasco https://www.parliamoneora.it/perche-la-comunicazione-sul-covid-19-e-sempre-piu-caotica/#comment-14 Fri, 01 May 2020 14:03:26 +0000 https://www.parliamoneora.it/?p=2857#comment-14 L’intervento della Professoressa Cosenza è puntuale e largamente condivisibile.
Desidero aggiungere una nota che deriva dal mio interesse per le Cure Palliative e le Cure del fine vita, aree in cui la operatività e i paradigmi costitutivi sono messi in discussione dalla violenza clinica e dalle dimensioni dell’attacco virale in corso.
La mia osservazione riguarda la possibile distorsione che i mezzi di comunicazione riservano alla morte.
Come forse avrete notato, all’inizio della epidemia in Italia i primi decessi da coronavirus si accompagnavano ad una rappresentazione della morte drammatica perchè segnava un imprevisto sottaciuto che incominciava a segnalare la gravità della situazione. Quindi un impatto sulla società carico di apprensione e di dolore per la tragedia di malati e famiglie. Poi gradatamente la morte ha fatto sempre meno notizia e oggi, a fronte della dimensione dello stato d’animo collettivo dell’inizio, disorientato e carico di pathos, la comunicazione di 200-300 perdite umane al giorno non fa più quella impressione.
Questo può essere un aspetto non negativo perchè, se ben pilotato, potrebbe portare ad una maggiore consapevolezza della esistenza della morte che si è insinuata prepotentemente nel sociale, quindi potrebbe essere forse meglio metabolizzata e non esorcizzata come è caratteristica del pensiero occidentale.
Ma non mi sembra stia avvenendo questo, anzi, analizzando il corollario che accompagna il trend comunicativo, intravedo un paio di aspetti negativi.
Il primo è la informazione secondo la quale la morte da cororonavirus interesserebbe sostanzialmente gli anziani, o disabili, o persone con almeno una malattia. Come dire che se qualcuno muore per effetto del virus, pazienza, era una persona fragile.
L’altra negatività è la collocazione degli annunci delle morti quotidiane che sono ridotti ad una elencazione numerica, spersonalizzata dalla vicenda umana e mescolata alla comunicazione di altri numeri come quello dei nuovi contagi – peraltro assolutamente inattendibile – e quello dei guariti – sempre più alto.
Una macabra competizione che può suonare come ” ma sì, … ci sono ancora 300 morti al giorno” e subito dopo “però i guariti sono molto di più”. Un dato positivo certo ma che oscura il significato del dato negativissimo precedente.
Queste osservazioni non solo esprimono una occasione persa dai media per orientare il pensiero sociale verso una dimensione della morte più riflessiva e corretta, ma portano anche al danno di una sottostima del rischio contagio da parte di una larga fascia di popolazione che si può sentire a minor rischio, quindi legittimata ad un mancato rispetto di norme, che, pur nella confusione come ben sottolineato dalla Professoressa Cosenza, sono le poche definite e di buonsenso.
Speriamo che questo periodo disordinato lasci spazio ad una fase di maggiore riflessione sull’essere e non si passi subito ad un post-umanesimo stroncando sul nascere una difficile fase di neo-umanesimo di cui personalmente sento che ci sia molto bisogno.

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