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Governo degli scienziati o governo dei politici?

Non posso rispondere a questo interrogativo, basato su una alternativa, che ci hanno presentato gli amici di ParliamoneOra. A mio parere non si tratta di una alternativa e quindi, nel titolo di questo incontro, sarebbe forse stato meglio sostituire la “o” con “e/o”. Provo a spiegarmi.

Secondo Platone “Le tecniche sanno come le cose devono essere fatte, ma non se devono essere fatte e a che scopo devono essere fatte. Per questo occorre quella tecnica regia (basiliké téchne) che è la politica, capace di far trionfare ciò che è giusto attraverso il coordinamento e il governo di tutte le conoscenze, le tecniche e le attività che si svolgono nella città.” Platone, quindi, ci dice che sono i politici che debbono governare. Non posso fare a meno di notare, però, che non siamo più ai tempi di Platone. Sono passati 2400 anni e il mondo è molto cambiato. La società umana oggi deve fare i conti con l’enorme sviluppo della scienza e della tecnologia, che permeano ogni momento della vita.

Governare è una attività molto importante e molto complessa; anche perché, come ha scritto Hanna Arendt “La realtà ha la sconcertante abitudine di metterci di fronte all’imprevisto, per cui, appunto, non eravamo preparati”. E gli imprevisti, in una società complessa come quella attuale, sono molti. Anche senza imprevisti, però, è la complessità stessa che rende difficile prendere decisioni, cioè governare.

Egard Morin ha scritto che oggi “I problemi importanti sono sempre complessi e spesso sono pieni di contraddizioni. Bisogna quindi affrontarli globalmente, con saperi diversi che debbono interagire fra loro”. Su questo sono pienamente d’accordo e credo che, partendo da tale premessa, si può capire meglio chi e come debba governare.

Chi governa deve anzitutto capire i problemi sui quali deve prendere decisioni; nella maggior parte dei casi, sono problemi che coinvolgono direttamente o indirettamente la scienza, che è un insieme di saperi diversi. Questo, da una parte, dice che non possiamo essere governati da uno scienziato, cioè da un esperto in un singolo “sapere”; dall’altra, che per governare ci vuole un gruppo di persone che coordinino i “saperi” diversi. Persone, cioè, che una volta ascoltati i pareri degli esperti, siano capaci di valutare il problema nella sua globalità con riferimento alla complessità della società.

Ritengo, quindi, che la miglior forma di governo oggi si possa raggiungere con un costante dialogo fra politica e scienza e una focalizzazione di questo dialogo nei momenti di crisi che solo con l’aiuto della scienza si possono risolvere.

Dovremmo, pertanto, avere un Governo Politico affiancato da un Comitato Scientifico Interdisciplinare permanente. Gli scienziati sanno guardare al futuro molto meglio dei politici, che spesso sono condizionati dal desiderio di essere rieletti. I membri del Consiglio Scientifico dovrebbero essere nominati dal Presidente della Repubblica per un certo periodo, non legato alle scadenze elettorali. Nelle situazioni di emergenza, poi, come è accaduto per attuale pandemia, si dovrebbe far ricorso a Comitati Scientifici specifici, i cui componenti dovrebbero essere nominati dal Comitato Scientifico Interdisciplinare. In realtà, ciascun ministero importante dovrebbe avere un suo Comitato Scientifico senza aspettare che si creino situazioni di emergenza, ma per prevenirle. La necessità di una tale forma politico-scientifica di governo è urgente in particolare per la transizione ecologica e problemi connessi. Ad esempio, gli scienziati sanno bene che l’uso dei combustibili fossili crea inquinamento (circa 80 mila morti premature ogni anno in Italia) e causa il cambiamento climatico che provoca e ancor più provocherà danni enormi su scala globale, ma finora i politici, sottoposti alle pressioni delle grandi industrie, non li hanno ascoltati. Come ha scritto papa Francesco nella sua Enciclica Laudato si’: “I combustibili fossili devono essere sostituiti senza indugio. La politica e l’industria rispondono con lentezza, lontane dall’essere all’altezza delle sfide”.

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