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Navigare a vista

Nella notte del 28 Marzo 1941, una squadra della Regia Marina Italiana procedeva inconsapevole al largo di Capo Matapam cercando di portare soccorso all’incrociatore Pola colpito ed immobilizzato da un siluro lanciato da un aereo Inglese. Dalle informazioni in mano al comandante della squadra navale Italiana il nemico si trovava lontano. Ma all’improvviso le navi Italiane, individuate grazie ai radar, furono illuminate dai riflettori delle navi nemiche, e bersagliate con i pezzi da grosso calibro della navi da battaglia.

Diverse delle nostre navi affondarono; i morti quella notte furono oltre 2000.

Una frase attribuita nel 1939 ad un alto ufficiale della marina ci può far immaginare il motivo:

“Da che mondo è mondo le battaglie navali si combattono di giorno,
dunque a cosa può servire questo apparato?”

Aldilà della verità storica, della miopia dei vertici della Regia Marina e dei mancati finanziamenti al brillante Ing. Ugo Tiberio, che formalizzò le equazioni del radar, negli anni precedenti alla guerra, la motivazione risiede in una verità più profonda: l’innata e storica fiducia della civiltà latina nell’epica figura dell’“Oracolo”.

La superba capacità intuitiva dell’ “Oracolo” che opera senza utilizzare dati, onde radio ed diavolerie di sorta, è in grado di prevedere quello che succederà da solo, navigando a vista, e ne rende edotta la popolazione. Nei periodi difficili, come la pandemia che stiamo vivendo, gli indovini si sono moltiplicati e la stampa si rivolge a loro insistentemente, senza preoccuparsi troppo se le loro previsioni siano o meno concordanti.

I partiti politici in cui scarseggiano personalità di rilievo li reclutano inoltre tra le loro fila per poter raggranellare, grazie alla loro fama, qualche voto. Ne risulta una bagarre impressionante e deleteria in cui lavori fondati sull’attenta analisi dei dati e/o risultati di team multidisciplinari si confondono con le profezie più disparate e con chiacchiere da bar.

Sicché 80 anni dopo capo Matapam, in questa pandemia, ci siamo trovati di fronte ad una vicenda analoga a quella del radar. Ma cosa centra il radar? L’intuizione è abbastanza chiara, in tutti gli scenari in cui è necessario prendere decisioni importanti a fronte di qualcosa che è sconosciuto, non visibile e valutabile direttamente, risulta sicuramente utile avere a disposizione tecnologie che ci permettano di stimare quello che ad occhio nudo non si vede. Uno degli aspetti importanti della pandemia COVID-19 è proprio questo, l’alto numero di casi asintomatici o pauci-sintomatici che rimangono sconosciuti e che contribuiscono in modo determinante alla diffusione del virus.

Quali strumenti abbiamo a disposizione per valutare questi numeri di giorno in giorno, a prescindere da complicati modelli matematici? La risposta sta nella testistica, nei tamponi, ovvero negli strumenti diagnostici che vengono somministrati alla popolazione. Questi, insieme al numero di nuovi positivi, ci restituiscono infatti un dato importante che è l’incidenza del virus sulla popolazione testata, e dunque il tasso di positività. Migliore è l’organizzazione dei dati sui tamponi, migliori risultano le stime dell’incidenza del virus sulla popolazione, e di conseguenza migliori le decisioni che si possono prendere, se si riscontra un aumento o una diminuzione dei contagi.

Dall’analisi della conoscenza che realizzai a Marzo 2020, quando iniziai a studiare questo problema emerse subito la necessità di strutturare adeguatamente questi dati; di conseguenza il 25 Marzo 2020 inviai il messaggio che segue ad un famoso luminare, del quale riporto i contenuti più significativi:

Gentile Prof. XXXXXX
sono un collega di Bologna esperto di analisi e rappresentazione della conoscenza, ho letto i suoi interventi relativamente al numero di contagi che ritengo illuminanti, nello specifico credo che i dati che lei indica si potrebbero dimostrare in modo più preciso se fossero disponibili più dati sui tamponi fatti e se questi fossero strutturati.

Io credo che i dati sui tamponi debbano essere strutturati adeguatamente al fine di arrivare ad una classificazione, ad esempio distinguendo tra: tampone su sintomatici, tamponi su contatti, tamponi per screening di categoria a rischio, tamponi per screening generali, test per guarigione. Ed eventuali altre tipologie. Sarebbe inoltre opportuno per ogni tampone anonimizzato indicare oltre ad un numero identificativo del paziente: luogo, provincia e risultato, ed anche l’età, ed altre informazioni che lei sicuramente potrebbe suggerire. Con queste informazioni si potrebbe attuare un analisi a livello regionale, provinciale e volendo a grana più piccola, al fine di stimare il vero numero di contagi in una certa Area combinando i dati con quelli sulla percentuale di mortalità e/o casi critici.

Il luminare non rispose, continuai a lavorare con le poche informazioni che avevo, fornite sul sito della Protezione Civile, e grazie ad un simulatore che utilizzava il tasso di positività (Test Positivity Rate – TPR), per stimare la crescita dei casi sconosciuti individuai il 2 Giugno 2020 nella regione Lombardia un rilevante numero di casi non noti ancora attivi.

Nella figura a fianco, che riporta nell’andamento puntinato, il tasso di positività in Lombardia nella prima fase rapportato con pazienti in ospedale e in terapia intensiva. Si può osservare chiaramente che in Lombardia ad inizio Giugno il tasso di positività era circa 2.0, ampiamente sopra lo 0, indicando sicuramente un rilevante numero di casi sconosciuti ancora attivi.

Purtroppo, arrivai tardi, i risultati erano ancora preliminari e non avevo nulla di scritto per documentarli, solo a fine Giugno completai il lavoro. Quando il 3 Agosto 2020 uscirono i risultati delle indagini sierologiche, rimasi stupito io stesso, i contagi da me stimati per 16 su 21 regioni Italiane rientravano nei range stimati da ISTAT, cosi quelli dell’Italia, le altre regioni non erano lontane. Le previsioni basate sul tasso di positività funzionavano!

Nella seconda fase della pandemia la testistica si è arricchita con i tamponi rapidi (antigenici), che col passare del tempo sono stati sempre più utilizzati dalle regioni. Purtroppo, proprio nel momento più delicato in cui si sarebbe dovuto predisporre i dataset per raccogliere i dati sulla nuova testistica, un famoso “oracolo” si è espresso negativamente rispetto al loro utilizzo.

Nulla contro la categoria degli “oracoli” che hanno il diritto alla parola, come tutti, e svolgono onestamente il loro mestiere, l’aspetto critico è l’importanza che viene attribuita alle loro profezie. Nessuno infatti, si è occupato ad Ottobre 2020 di organizzare nei repositori nazionali la raccolta di informazioni sui dati riguardanti i tamponi rapidi, e di conseguenza il tasso di positività ha perso gran parte della sua affidabilità essendo basato su dati incompleti come se il radar interpretasse i segnali ignorando parte dell’equazione che lo caratterizza.

A fine Novembre, quando il problema del tasso di positività è sorto a livello nazionale in quanto il confronto tra le regioni risultava impossibile, feci un intervento sul sito della Protezione Civile chiedendo di organizzare meglio ed integrare le poche informazioni disponibili sui tamponi rapidi tra i dati ufficiali ricostruendo le serie passate, purtroppo, oltre a non aver avuto risposte, i dati sui tamponi antigenici sono improvvisamente spariti anche dai commenti testuali. Rimane ancora oscuro il razionale relativo a questa miope decisione, su cui non mi azzardo a fare ipotesi. Con gran fatica sono riuscito comunque a ricostruire le serie complete di 4 regioni Italiane, per le quali le informazioni sui tamponi antigenici erano disponibili: Toscana, Piemonte, Veneto e Alto Adige. Come illustrato nella figura qui sotto che riguarda la regione Toscana, si vede che i picchi del tasso di positività, rappresentati dalla curva con i puntini, vanno ad anticipare di circa 15 giorni i picchi dei pazienti in ospedale e in terapia intensiva. Queste informazioni sull’andamento del tasso di positività permettono di monitorare in tempo reale, il carico ospedaliero, e di predisporre in eventuali misure per il contenimento dei contagi con sufficiente anticipo.

Lo studio è disponibile qui.

Fortunatamente, a fine Dicembre grazie all’iniziativa di alcune regioni, è stato avviato un processo di standardizzazione, che ha portato a partire dal 15 Gennaio 2021, all’inserimento dei dati sui tamponi rapidi nel sito della Protezione Civile. Purtroppo però il problema dei dati persiste, le serie passate dei tamponi antigenici, un dato importantissimo per studiare il fenomeno, non vengono fornite dalle Regioni. Inoltre, alcuni dati risultano alterati a causa di alcuni errori di trasmissione mal corretti che influiscono pesantemente sul tasso di positività rendendolo inaffidabile per lunghi periodi. Si osservano ancore difformità non sufficientemente documentate nella trasmissione dei dati ad opera delle regioni.

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